Leggere oggi gli “Stenogrammi filosofici” di Gunther Anders

di Redazione Il Libraio | 04.02.2023

Gli "Stenogrammi filosofici" di Günther Anders (1902-1992) sono aforismi inediti, pubblicati per la prima volta nel 1965, e ora riproposti da Bollati Boringhieri. Sergio Fabian, che firma la prefazione e cura la traduzione del volume, e Rosalba Maletta, autrice della postfazione, spiegano l'attualità di questi testi...


Gli Stenogrammi filosofici di Günther Anders sono aforismi inediti, pubblicati per la prima volta nel 1965, e ora riproposti da Bollati Boringhieri. In queste brevi riflessioni-lampo è raccolta la summa del pensiero di uno dei filosofi più provocatori del Novecento, quello più restio a imbrigliature e categorizzazioni.

I grandi temi andersiani – il rapporto fra uomo e tecnica, l’alienazione causata dal capitale e la catastrofe imminente – risuonano nell’attualità in modo inquietante. Ancora più dirompente, oggi, è la forza degli aforismi dedicati al pericolo delle armi atomiche e alle persistenti minacce di guerre nucleari.

Qui di seguito le riflessioni di Sergio Fabian, che firma la prefazione e cura la traduzione del volume, e di Rosalba Maletta, autrice della postfazione:

1 – Leggere oggi gli Stenogrammi filosofici

di Sergio Fabian

Leggere oggi gli Stenogrammi filosofici significa fare un passo di lato, andare al di là degli steccati, degli a-priori filosofici, significa sottrarsi all’ovvietà di uno scorrere liscio che pretende d’essere unico e funzionale perché ha in sé il presunto statuto della razionalità. Quelli di Anders non sono frammenti di pensiero casuali ma sono l’esito d’un attento lavoro di montaggio e vogliono sollecitare il lettore a un ri-orientamento dello sguardo che non rimpicciolisca ma esageri i fenomeni della realtà in cui siamo immersi, sottraendoci alla nostra distrazione, esponendoci al rischio di vedere in noi stessi ciò che è ambiguo, l’indicibile, l’inconfessabile di cui preferiamo sbarazzarci infilandolo nel cassetto d’un comodo oblio. Scendere in strada, la strada come teatro, dice Anders, la filosofia come quotidianità perché non è più tempo di comoda contemplazione, e oggi, ancora più di ieri, appare impellente il bisogno d’un sapere che come una lampadina, anche se poco luminescente, rischiari il buio delle nostre stanze, dei nostri labirinti rivelando il pericolo d’un conformismo che ci propone ogni giorno il cibo avariato di facili verità «coloniali».

2 – Leggere oggi gli Stenogrammi filosofici

di Rosalba Maletta

Schegge di un pensiero formulato nella sua essenzialità che, muovendo dalla dimensione apparentemente ordinaria della vita, esplora con ironiche intermittenze scenari compositi e inquietanti. Dall’alterazione della natura e dei suoi processi sino alla distruzione nucleare, Anders ci spinge a ri-pensare questa nostra contemporaneità con il rischio apocalittico di un mondo dove l’uomo è scomparso.

Nel Tecnocene il potere tecnologico, soggetto della storia, ridefinisce le relazioni umane, il rapporto con il mondo e persino i princìpi etici. Nell’inganno di un eterno presente cieco, vorace e distruttivo, l’uomo asseconda una forza normativa che promana da dispositivi resi indipendenti, tali da determinare ogni suo agire.

L’incubo di effetti devastanti che ci accompagna in questi ultimi tempi, ci sollecita al «costruttivo dovere della paura», come direbbe Anders che, con incalzante ironia, in uno dei suoi Stenogrammi ci chiede: “Il mondo ha bisogno di noi? Riceve qualcosa da noi? Pensate forse che s’accorgerebbe se noi non ci fossimo più?”.

Fonte: www.illibraio.it