Quando l’offesa è all’ordine del giorno _ Remo Bassetti sul caso “Pio e Amedeo”

di Redazione | 10.05.2021

Torniamo brevemente sulla vicenda del duo comico Pio e Amedeo, che ha dettato anche l’agenda politica del nostro paese, e lo facciamo pubblicando un intervento di Remo Bassetti, autore del recente saggio Offendersi .– Senza il diritto di offendere – sostiene Salman Rushdie – la libertà di espressione non esiste. Eppure, soprattutto nella nostra epoca, […]


Torniamo brevemente sulla vicenda del duo comico Pio e Amedeo, che ha dettato anche l’agenda politica del nostro paese, e lo facciamo pubblicando un intervento di Remo Bassetti, autore del recente saggio Offendersi

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– Senza il diritto di offendere – sostiene Salman Rushdie – la libertà di espressione non esiste. Eppure, soprattutto nella nostra epoca, recare offesa o sentirsi offesi sono fenomeni così dilaganti che pervadono ogni anfratto dell’intimità e della sfera pubblica.

Ecco l’intervento di Remo Bassetti:

Hanno ragione Pio e Amedeo che bisogna smetterla col politicamente corretto?
Può darsi, ma bisognerebbe almeno rispettare la sequenza normale, cioè per smettere con qualcosa bisognerebbe prima cominciarla.
In Italia ad oggi abbiamo solo un serio problema del politicamente scorretto, cioè dell’aggressione verbale spacciata per franchezza e premiata dall’audience, persino nella politica.
Il tema riguarda per lo più gli Stati Uniti, ma di cosa si tratta esattamente? Non è facile dirlo, perché non solo non esiste un manifesto al riguardo, ma nessuno nel mondo si è mai definito politicamente corretto, che è invece formula coniata dai detrattori.
Alle sue origini si sostanzia in uso più gentile del linguaggio pubblico per non offendere persone e categorie di persone, contraddistinte dal fatto di essere minoranze o di trovarsi in condizioni di subalternità rispetto a rapporti di dominio: dunque alla base c’è la ragionevole convinzione che il linguaggio non serva solo per descrivere la realtà ma pure per costruirla.
Un primo problema, tuttavia, nasce dal fatto che, se al ritocco linguistico non segue l’azione di modifica sociale, il politicamente corretto rimane sterile e financo irritante. Il secondo è che le variazioni sul tema principale hanno preso una china sbagliata, varando liste di proscrizione verso i trasgressori, vivi o morti da secoli che fossero, colpevoli accertati o presunti innocenti senza distinzione , per cose dette o fatte (perché, giustamente, ci si è cominciati a preoccupare anche delle cose fatte) ieri l’altro ma anche quando portavano i pantaloni corti, e progressivamente per comportamenti a volte innocenti, a volte opinabili, a volte magari offensivi ma senza che ciò giustifichi la compressione della libertà o la gogna mediatica.
Quale ruolo devono assumere gli intellettuali? Limitarsi a sottolineare con la matita rossa le corbellerie e suggerire, nel timore di tenersi stretti, che ciascuno nella sfera pubblica parli come gli pare? Secondo me sarebbero più utili se aiutassero a trovare dei buoni punti di equilibrio dentro questa rinegoziazione conflittuale dei diritti e delle libertà.
E i comici intanto, che devono fare? Beh, praticare il loro mestiere, far ridere. Certo che se, senza poter chiamare qualcuno ricchione, consideri dimezzato il tuo armamentario, come comico sei messo proprio maluccio.

 

Per approfondire consigliamo la lettura del saggio

Offendersi