Fare scienza senza prendersi troppo sul serio

di Redazione | 15.09.2022

Come fare scienza senza prendersi troppo sul serio. Guida definitiva a (quasi) tutto. Una matematica (Hannah Fry) e un genetista (Adam Rutherford) uniscono le forze per dare vita a un saggio ironico e coinvolgente su tutto lo scibile umano, o quasi. Nasce così Guida definitiva a (quasi) tutto, in libreria dal 20 settembre Da dove […]


Come fare scienza senza prendersi troppo sul serio. Guida definitiva a (quasi) tutto.

Una matematica (Hannah Fry) e un genetista (Adam Rutherford) uniscono le forze per dare vita a un saggio ironico e coinvolgente su tutto lo scibile umano, o quasi.
Nasce così Guida definitiva a (quasi) tutto, in libreria dal 20 settembre

Da dove viene il tempo? Esiste il libero arbitrio? Il mio cane mi ama? Quanto può saltare un alieno? Esiste qualcosa al mondo di perfettamente rotondo?
A queste e molte altre domande rispondono in modo giocoso Fry Rutherford, senza mai perdere l’autorevolezza di due scienziati di primaria grandezza.
Ne nasce una storia della scienza in cui si celebra la stranezza del cosmo, degli esseri umani e delle gioie e follie della scoperta scientifica.

Non resta dunque che immergerci nelle pagine del capitolo Quanto può saltare un alieno, in cui peraltro scopriremo se Ant-Man ce la fa a respirare quando si rimpicciolisce.


cover Guida definitiva a quasi tutto

Prima edizione giugno 2022
© 2021 Hannah Fry e Adam Rutherford
Titolo originale Rutherford and Fry’s Complete Guide to Absolutely Everything (Abridged)
© 2022 Bollati Boringhieri editore

Traduzione di Andrea Migliori

Quanto può saltare un alieno?
Non tutto varia al variare delle dimensioni. Potete ingrandire o rimpicciolire a piacere un essere vivente, ma certe sue caratteristiche resteranno più o meno costanti, e questo significa che abbiamo buone probabilità di trovare attributi analoghi nelle forme di vita aliene. Forse vi sorprenderà, ma un esempio in tal senso è l’altezza che un animale può raggiungere con un salto.
Immaginiamo di avere a che fare con una creatura dotata di zampe di qualche tipo. Semplificando al massimo, la quantità di energia necessaria per proiettarla in aria aumenta all’aumentare del peso dell’animale. Ad aumentare, però, è anche la massa muscolare da cui proviene l’energia necessaria per saltare. Le due componenti – l’energia richiesta per il salto e quella disponibile – finiscono, di fatto, per compensarsi, facendo sì che tutti gli animali capaci di saltare riescano a raggiungere altezze simili.
Sembra lievemente controintuitivo. Ci aspetteremmo che gli esseri umani possano saltare molto più in alto degli insetti – dopotutto siamo dei giganti, rispetto a loro – ma i dati relativi all’altezza a cui riusciamo a sollevare il baricentro saltando da fermi ci dicono il contrario, come si può vedere dal grafico. Battiamo di poco le pulci, ma siamo alla pari con le locuste. Essendo così piccole, le pulci subiscono l’azione della resistenza dell’aria molto più delle altre creature presenti nel grafico. Se faceste saltare una pulce dopo aver fatto il vuoto, arriverebbe a una sessantina di centimetri, proprio come noi. E morirebbe.

Se una pulce fosse grande come un uomo, salterebbe quanto… una pulce.

Ant-Man ce la fa a respirare?
Le leggi di scala valgono anche nell’altra direzione. È un altro punto che sembra essere sfuggito alla gente di Hollywood, e in particolare ai creatori di uno dei supereroi dei fumetti prestati al grande schermo: Ant-Man. L’idea di base di Ant-Man è semplice. Un uomo che indossa una tuta speciale si miniaturizza, raggiungendo le dimensioni diuna formica (è troppo tardi per avvisarvi dello spoiler imminente, vero?). Quando è così piccolo, il nostro eroe possiede una forza sovrumana ed è in grado di guidare un esercito di formiche.

Fin qui, tutto perfettamente normale. Un essere umano ridotto alle dimensioni di una formica riuscirebbe davvero a sollevare un peso molto più grande del suo. Sulla possibilità di guidare telepaticamente un esercito di formiche abbiamo qualche dubbio, ma siamo disposti a lasciar correre. Ma c’è un problema, ed è qui che la nostra pedanteria scientifica ha la meglio sulla nostra mania per i fumetti. Se rimpicciolite un polmone umano non vi ritroverete semplicemente con una quantità proporzionalmente inferiore di ossigeno, ma con un polmone che ha perso tutta la sua efficienza e la sua forza.

I polmoni in miniatura non funzionano.
Non siamo gli unici a far notare questa svista specifica.

Il fenomeno è stato studiato in dettaglio in un articolo scientifico pubblicato nel 2018 con il titolo Ant-Man and the Wasp Microscale Respiration and Micro Fluidic Technology. Gli autori giungono alla conclusione che il volume di aria fisicamente inspirabile da una versione microscopica di noi stessi sarebbe così piccolo che se Ant-Man e Wasp esistessero sarebbero continuamente soggetti a una grave carenza di ossigeno, più o meno come se si trovassero sempre nella «zona della morte» dell’Everest.

Curiosamente, il film prodotto recentemente a Hollywood sembra aver omesso le scene in cui Ant-Man è vittima di emicranie, capogiri e accumuli di liquido nei polmoni e nel cervello, e finisce per svenire.