Eppure, secondo Mauro Bonaiuti, i fatti sono ostinati e a uno sguardo d’insieme rivelano la falsità di questa narrazione. Basta andare indietro di qualche generazione per rendersi conto che quella che stiamo attraversando non è una crisi temporanea. Delle tante meraviglie promesse dalla scienza nella seconda metà del secolo scorso (energia a basso costo, riduzione delle disuguaglianze e del tempo di lavoro, colonizzazione dello spazio ecc.), quasi nessuna si è realizzata. Qualcosa è andato storto, ma non abbiamo ancora capito bene cosa.
Per affrontare questo punto fondamentale, l’autore raccoglie nuovi dati e propone una lettura originale che si rifà alla teoria dei rendimenti decrescenti della complessità. Dimostra così che il rallentamento dell’innovazione tecnologica, con l’aumento dei costi dell’energia e della complessità sociale, è iniziato già da molti decenni e rappresenta un elemento strutturale che segna la fine dell’età della crescita.
Passando in rassegna fenomeni cruciali come la globalizzazione, l’aumento delle diseguaglianze, la crisi del welfare e il ritorno dei nazionalismi, Bonaiuti fa luce sulle ragioni profonde di quello che si profila come un vero e proprio declino del regime industriale e, di conseguenza, del capitalismo. Un declino di cui ben pochi parlano, soprattutto attraverso i media, e forse per buone ragioni. Ignorare il problema, tuttavia, non fa che aumentare i rischi di dolorose involuzioni autoritarie o di un collasso incontrollato del sistema. Diviene dunque sempre più urgente staccare il pilota automatico che guida la megamacchina tecnico-finanziaria e cambiare rotta. Un necessario cambio di paradigma che l’autore individua, sulle orme del suo maestro Serge Latouche, nel progetto radicale della decrescita.