Questo libro è una genealogia del presente: in un mondo sempre più influenzato dal web e dall’intelligenza artificiale, l’intento è quello di scorgerne gli antefatti, in un lungo tragitto della modernità che prende avvio sin dall’epoca rinascimentale, con quel crollo delle certezze e del senso delle cose che – da Montaigne a Shakespeare, a Donne – viene posto in rapporto con un mondo «acentrico», reso sempre più contingente, precario e imprevedibile dall’irruzione dell’«oro mobile», dalla circolazione di una moneta gestibile tramite il sistema delle banche. Quanto accade oggi è dunque l’esito di una storia antica. Nel dominio del processo di valorizzazione, le parole viaggiano come le merci. E viaggiano tanto più velocemente quando si ha a che fare con la merce di scambio universale: il denaro.
Emanuela Fornari parla dunque di metamorfosi. Di una storia del capitale segnata dal divario tra rendita e profitto, proprietà e produttività, interessi e crescita: una storia che i lettori di Jane Austen e Honoré de Balzac conoscono meglio degli esperti di economia. Di un sistema capitalistico segnato, nel corso di tre secoli, da un progressivo passaggio dalla terra al cielo: dalla proprietà agraria al capitale immobiliare, dalla Rivoluzione industriale ai movimenti globali del capitale finanziario. Di un processo di smaterializzazione che ha ridotto sempre di più il denaro a semplice codificazione valoriale e l’economia a mero sistema di segni.
Si propone qui una genealogia del presente che mette a confronto – oltre ad autori classici come Karl Marx e Max Weber – figure del pensiero contemporaneo come Jean Baudrillard, Gilles Deleuze, Marcel Mauss, Karl Polanyi e Arjun Appadurai. Tutti accomunati dall’idea di un’intima «innaturalità» dell’economia e della figura dell’homo oeconomicus, e dalla crescente prevalenza della dimensione del politico e della dominazione.