Invitato a spiegare a un pubblico di non specialisti che cosa è la vita di un ricercatore, come si articola giorno per giorno, Dyson ha steso il suo racconto autobiografico con spirito di testimone e da umanista convinto che la poesia debba ispirare la tecnica (il titolo riprende un verso di Eliot). In polemica con quei sacerdoti della razionalità scientifica che lanciano anatemi contro la mescolanza di conoscenza e valori, questo fisico che ha un senso quasi religioso dell’unione del tutto, e che dichiara di sentirsi a casa sua nel futuro, vuole considerarsi attore, e non ospite inutile su un’astronave dalla destinazione ignota. Il libro tocca temi come la corsa agli armamenti nucleari, la costruzione della bomba al neutrone, le prospettive della guerra batteriologica, la battaglia per il disarmo, le sfide dell’ingegneria genetica, la ricerca di fonti alternative di energia, ma si avventura anche in una serie di ipotesi, tanto brillanti quanto rigorose, sulle utilizzazioni dell’energia solare, su un nuovo impiego delle piante, sulla colonizzazione dello spazio. Alla base, una visione utopica della vita in cui la scienza e la tecnologia si mettono al servizio dell’umanità per rendere il nostro davvero il migliore dei mondi possibili. In questa nuova edizione una Postilla 2010 aggiorna e integra il quadro presentato, soprattutto in rapporto ad alcune questioni ecologiche e ambientali di bruciante attualità (riscaldamento globale, innalzamento del livello dei mari, possibile arrivo di una nuova era glaciale), oltre che su temi più «politici» come la funzione sociale e scientifica degli eretici e delle eresie nel campo della ricerca, il conflitto tra etica umanistica ed etica naturalista o il prossimo «declassamento» degli Stati Uniti come nazione guida sulla scena planetaria.