Convinto che nessuno oggi disponga di teorie soddisfacenti per spiegare i cambiamenti in atto, Franco Brevini prova a percorrere una terza via, incrociando vita vissuta – con l’impura, minuta trama delle sue occasioni – e rielaborazione intellettuale. Scrittore, docente universitario e collaboratore di giornali e periodici, racconta le peripezie del suo pendolarismo tra editoria, scuola e giornali, ossia i tre luoghi deputati alla produzione, trasmissione e comunicazione del sapere, quelli in cui lo stravolgimento dei modelli finora invalsi è maggiormente tangibile. Ne emerge uno spaccato della nostra società mediatica che sfata alcune leggende passatiste, a cominciare dall’eclisse della cultura. Nonostante i frettolosi certificati di morte presunta, pare non sia mai stata più vitale di adesso: il vero problema è dare un nome a questa vitalità, intuirne le dinamiche più promettenti perché meno sottomesse alle logiche usurate della pura custodia o del festoso collasso.
Un cerino nel buio
Come la cultura sopravvive a barbari e antibarbari
L’istruzione superiore allo sbando, i quotidiani inzeppati di gossip e celebrities, la narrativa arrancante dietro ai fumetti e al cinema di intrattenimento: il tutto sotto l’imperio delle grandi cerimoniere, la televisione e la rete. Un quadro vorticoso che polarizza le reazioni e aggiorna coppie di opposti vecchie di quarant’anni. Da un lato l’allarme colto e un po’ sdegnoso di chi vede inverarsi le profezie situazioniste e prendere corpo i peggiori fantasmi apocalittici e orwelliani, dall’altro il tripudio ultramodernista di coloro che inneggiano alla maggiore democraticità del nuovo orizzonte.
Convinto che nessuno oggi disponga di teorie soddisfacenti per spiegare i cambiamenti in atto, Franco Brevini prova a percorrere una terza via, incrociando vita vissuta – con l’impura, minuta trama delle sue occasioni – e rielaborazione intellettuale. Scrittore, docente universitario e collaboratore di giornali e periodici, racconta le peripezie del suo pendolarismo tra editoria, scuola e giornali, ossia i tre luoghi deputati alla produzione, trasmissione e comunicazione del sapere, quelli in cui lo stravolgimento dei modelli finora invalsi è maggiormente tangibile. Ne emerge uno spaccato della nostra società mediatica che sfata alcune leggende passatiste, a cominciare dall’eclisse della cultura. Nonostante i frettolosi certificati di morte presunta, pare non sia mai stata più vitale di adesso: il vero problema è dare un nome a questa vitalità, intuirne le dinamiche più promettenti perché meno sottomesse alle logiche usurate della pura custodia o del festoso collasso.
Convinto che nessuno oggi disponga di teorie soddisfacenti per spiegare i cambiamenti in atto, Franco Brevini prova a percorrere una terza via, incrociando vita vissuta – con l’impura, minuta trama delle sue occasioni – e rielaborazione intellettuale. Scrittore, docente universitario e collaboratore di giornali e periodici, racconta le peripezie del suo pendolarismo tra editoria, scuola e giornali, ossia i tre luoghi deputati alla produzione, trasmissione e comunicazione del sapere, quelli in cui lo stravolgimento dei modelli finora invalsi è maggiormente tangibile. Ne emerge uno spaccato della nostra società mediatica che sfata alcune leggende passatiste, a cominciare dall’eclisse della cultura. Nonostante i frettolosi certificati di morte presunta, pare non sia mai stata più vitale di adesso: il vero problema è dare un nome a questa vitalità, intuirne le dinamiche più promettenti perché meno sottomesse alle logiche usurate della pura custodia o del festoso collasso.