Compito del linguaggio – anche del linguaggio che è proprio della tecnica – è quello di non ridurre lo spessore della lontananza, la ricchezza delle sue varianti, la profondità del suo tempo e del suo spazio. La letteratura, la narrazione, la poesia, le arti contribuiscono a tenere aperto lo spazio della lontananza. Perché rappresentano la lontananza come lontananza, ed esigono la collaborazione immaginativa e meditativa del lettore, dello spettatore.
È questo spazio che qui è interrogato nelle sue figure: l’addio, sulla cui soglia è già presente la lontananza, la poetica dell’orizzonte, le rappresentazioni del cielo, le forme della nostalgia e dell’esilio, le domande dell’arte su come dipingere la lontananza, la cartografia fantastica, il vedere da lontano, il suono della lontananza, l’amore di terra lontana, infine il viaggio, in compagnia dei poeti, nel mondo sotterraneo delle ombre. Capitoli di un trattato che può essere letto sia come una critica della ragione telematica sia come una difesa appassionata e inventiva della letteratura, del suo sapere, delle sue forme.