Il corpo dunque come testo, come luogo di esistenza dei segni tracciati dalle tecniche e dalle pratiche del diritto. Segni che questo libro con rigore e pazienza cerca di decifrare per sapere, se non altro, come siamo stati «fabbricati» e perché siamo quello che siamo. Ed è questo, alla fine, il filo che intesse nuove e inedite testimonianze nel grande erbario dell’infamia.
Ci sono libri che raccontano una storia, e che vanno letti dall’inizio alla fine. Questo, di storie ne racconta più d’una: dalla censura alla confessione, dalla grammatica dei segni alle retoriche del sacro, dall’ordinaria miseria di esistenze oscure alle interminabili prose del potere. Ecco perché ognuna di esse può essere letta come un avvenimento singolare, circoscritto nello spazio e nel tempo, sullo sfondo e all’orizzonte della vicenda sempre ricominciata delle leggi, delle norme, delle coercizioni e delle discipline e delle loro prese molteplici sull’anima e sul corpo degli individui. Se l’analogia originaria della poetica occidentale si basa sulla trasposizione metaforica del corporeo in testuale, le storie di questo libro tracciano qualcosa di molto diverso: narrano la testualità dei corpi nella loro inviolabile scrittura, fanno meritare al diritto il suo giusto posto nei territori della letteratura.
Il corpo dunque come testo, come luogo di esistenza dei segni tracciati dalle tecniche e dalle pratiche del diritto. Segni che questo libro con rigore e pazienza cerca di decifrare per sapere, se non altro, come siamo stati «fabbricati» e perché siamo quello che siamo. Ed è questo, alla fine, il filo che intesse nuove e inedite testimonianze nel grande erbario dell’infamia.
Il corpo dunque come testo, come luogo di esistenza dei segni tracciati dalle tecniche e dalle pratiche del diritto. Segni che questo libro con rigore e pazienza cerca di decifrare per sapere, se non altro, come siamo stati «fabbricati» e perché siamo quello che siamo. Ed è questo, alla fine, il filo che intesse nuove e inedite testimonianze nel grande erbario dell’infamia.