"Appunti sulla tua scomparsa improvvisa", il secondo romanzo di Alison Espach, è un racconto, a volte una confessione, a una sorella perduta. È un percorso di guarigione che non ha motivo di concludersi, e per questo è in grado di trattare il lutto con una precisione tale da essere quasi scomoda, pur concedendosi una particolare ironia...
C’è un passaggio, in Appunti sulla tua scomparsa improvvisa, che risuona particolarmente se si ha perso una persona amata. Ha a che fare con l’avere un vuoto siderale dentro, una distanza che nessuno accanto è in grado di colmare.
Ci vogliono parecchie pagine prima che la protagonista arrivi a questa conclusione: quindici anni, innumerevoli relazioni insignificanti e tante sedute di terapia. E anche colta questa verità, non ci sono soluzioni immediate. Si può osservare questo vuoto, riconoscere la stella esplosa che ne è all’origine, e procedere con la propria esistenza, cercando se possibile di non chiedere scusa troppe volte.
Il secondo romanzo di Alison Espach, in uscita in contemporanea mondiale e arrivato in Italia per Bollati Boringhieri nella traduzione di Benedetta Gallo, è un percorso di guarigione che non ha motivo di concludersi, e per questo è in grado di trattare il lutto con una precisione tale da essere quasi scomoda, pur concedendosi una particolare ironia.
Sally Holt adora sua sorella maggiore, Kathy. È il suo modello, la sua guida nelle complicate interazioni con i coetanei. Hanno condiviso una cameretta, una cotta per Billy Barnes, campione di basket della scuola, e un’intera infanzia. Kathy ci si mette pure, insieme a Billy, davanti all’ammirazione e ad altri sentimenti un po’ più complicati di Sally. E Kathy, un giorno qualunque, muore.
Il trauma, i primi tempi, è ingombrante, visibile: la famiglia di Sally ne è travolta in modo disomogeneo.
I genitori, prima così uniti, simbiotici, scelgono strategie diverse; Sally, che ha quattordici anni, si ritrova addosso la responsabilità di essere quella che è rimasta, e non trova uno spazio per gestire il proprio dolore.
Leggendo Espach si potrebbe pensare che ogni narrazione sia in fondo l’elaborazione di un lutto, che il motivo del nostro cambiare sia l’inseguimento di qualcosa che non potremo afferrare non mai, ma mai più. Il tempo, in Appunti sulla tua scomparsa improvvisa, si misura attraverso i soliti pilastri: diplomi, convivenze. Discorsi dei presidenti e catastrofi naturali. Esiste però un altro tempo che non riconosce traguardi: il tempo della mancanza, che si rinnova negli anniversari, nei compleanni, e non porta mai rivelazioni, si limita a ripetersi. Allo stesso modo Sally e Billy continueranno a inciamparsi addosso, ad allontanarsi e ritrovarsi, seguendo un calendario che comprendono solo loro.
L’intero romanzo è un racconto, a volte una confessione, a Kathy. Alison Espach si muove con cautela e intelligenza attraverso i passaggi più spinosi di quello che è un tentativo di ribellione alla morte. Il rapporto di Billy e Sally mette a disagio le persone intorno – la persona che scompare mantiene la sua posizione, tra i due ragazzi, e continua a dettare le regole. Ma è proprio nel vedere fino a che punto si possono infrangere queste regole che matura la sfida più grande: piegare le stesse leggi della natura, cercare un miracolo a forza di esplorare i confini di un legame problematico.
La morte è un argomento che mette in imbarazzo: Espach è sfrontata in questo, nell’esporre i pensieri più vergognosi, gli scatti di crudeltà, ma anche una profonda pietà. La voce di Sally cambia negli anni, segue la sua crescita; intorno a lei, la sua famiglia sembra sempre sul punto di sgretolarsi, ma in qualche modo resiste.
Rimarrà sempre incomprensibile come si possa andare avanti, quando la tragedia colpisce. È una cosa necessaria, e in questo modo accade e basta. Quello che Alison Espach riesce a cogliere, attraverso gli occhi di Sally, è quanto una singola assenza riesca a modellare il mondo intorno più di qualsiasi presenza. Ciò che è costretto a rimanere immutabile continua ad agire, e modifica la realtà, a volte erodendo pezzo per pezzo, altre volte con l’impeto di un uragano.
Fonte: www.illibraio.it