Dalle volpi rosse agli orsi bruni europei, dai granchi blu ai parrocchetti dal collare, sono tanti gli animali insoliti o esotici con cui ci siamo abituati a convivere negli ultimi anni. Per meglio conoscerli (e magari per farci amicizia), ecco una serie di letture (tra classici della letteratura e romanzi e saggi dei nostri anni) che ci insegneranno l'importanza della comunicazione interspecifica e ci aiuteranno a comprendere quanto il rispetto delle differenze uomo-animale sia sempre la chiave giusta per coabitare su questo stesso pianeta...
La mia famiglia e altri animali del naturalista Gerald Durrell, è forse questo il titolo che più di tutti esprime l’importanza degli animali all’interno delle nostre vite; che siano di penna, di squama o di pelliccia, i nostri amici a tante zampe non si stancano mai di supportarci, alle volte – e forse più – dei nostri stessi parenti/serpenti.
E non parliamo solamente dei tradizionali animali da compagnia (cani, gatti e criceti, per intenderci); complici il cambiamento climatico come pure una certa moda diffusasi sui social, creature un tempo insolite se non addirittura esotiche sono diventate familiari per i più svariati ordini di motivi, e comunque spesso attinenti quel fascino del selvatico che ancor oggi ci riconnette alla parte più istintiva di noi stessi (quella animale, per l’appunto).
Parrocchetti dal collare, ricci africani e alpaca domestici, sono loro i protagonisti di alcuni tra i video più visualizzati su TikTok; volpi rosse, cinghiali comuni e orsi bruni europei le specie selvatiche con cui ci stiamo abituando a convivere (non senza problemi) sia all’interno delle periferie urbane sia nel contesto delle grandi città.
A tal proposito, e per davvero imparare a relazionarci con i nuovi coinquilini e/o vicini di casa, vi proponiamo una serie di letture che ci insegneranno l’importanza della comunicazione interspecifica e di quanto il rispetto delle peculiarità reciproche sia comunque la chiave giusta per coabitare sotto uno stesso tetto (o sotto uno stesso cielo, o sotto uno stesso mare, che dir si voglia).
Uno zoo in valigia di Gerald Durrell, tutti a bordo dell’Arca di Noè
Scrittore, naturalista e presentatore televisivo, nessuno ha saputo interpretare il rapporto uomo/animale meglio dello zoologo anglo-irlandese Gerald Durrell: cresciuto nell’incantevole isola greca di Corfù e poi trasferitosi con la moglie Jaquie nel Nord-ovest del Camerun britannico, con il suo Uno zoo in valigia (Neri Pozza, traduzione di Simona Fefè) lo scienziato esploratore ci descrive in prima persona cosa significhi vivere a contatto con la natura e quante lezioni, di vita o di morte, si possano apprendere da ogni tipo di creatura (anche quella più selvaggia, come le stranissime rane con gli artigli). Già, perché mosso dal tentativo biblico di aprire un centro di salvaguardia per animali rari o in via di estinzione, Durrell si troverà ad affrontare una marea di (dis)avventure pur di trovare la location perfetta ove ospitare i tantissimi esemplari raccolti nei suoi viaggi, di ogni dimensione, carattere e specie possibile (dallo scimpanzé Cholmondely al galagone Occhioni). Diluvio universale permettendo.
Uomini e orsi di Bernd Brunner, teneri peluche o mammiferi spaventosi?
Tornati di recente alle cronache a causa delle tragiche vicissitudini che hanno interessato la mamma JJ4, da sempre gli orsi bruni europei hanno vissuto con la popolazione umana un rapporto di carattere ambivalente, alternando la tenerezza di un peluche (quale bambino non si è addormentato stringendo al petto il proprio orsacchiotto) a una forma di aggressività estrema quando si sentono minacciati o se si tratta di proteggere i propri cuccioli. In tal senso, e per meglio conoscere le tante sfaccettature di questi meravigliosi mammiferi, Uomini e orsi di Bernd Brunner (Bollati Boringhieri, traduzione di Linda Martini) segue le impronte di una vera e propria “orsessione” che, attraverso favole, miti e racconti, ci conduce dal fitto dei boschi sino alle strade dei nostri centri abitati, ove i plantigradi femmina si dirigono sempre più spesso a caccia di cibo o richiamate dal disboscamento. Perché, senza permesso, è sconsigliato entrare a casa dell’orso (Riccioli d’oro ne sa qualcosa).
Il piccolo principe di Antoine De Saint-Exupéry, come si addomestica una volpe
Simbolo dell’amicizia come pure delle relazioni interpersonali, ne Il piccolo principe di Antoine De Saint-Exupéry (Garzanti, traduzione di Massimo Birattari) il personaggio della volpe rossa ci suggerisce come sia possibile per un uomo creare un legame affettivo con un animale selvatico. Il segreto risiede nel conquistarsi la sua fiducia: nel rifiuto della saggia volpe di giocare con il dolce bambino – in quanto non ancora addomesticata – si nasconde infatti la necessità di strutturare una conoscenza esclusiva, basata sull’osservazione, sulla pazienza e sull’affettività reciproca. Quando il piccolo principe smetterà di considerarla una semplice volpe ma diverrà per lui la sua unica Volpe, infatti, quello sarà il momento in cui l’animale uscirà dallo stato di selvatichezza per divenire dunque il suo animale domestico e, da allora in poi, sua fedele amica per tutta la vita. Un accorgimento, questo, da tenere in considerazione ogni qualvolta ci avviciniamo a un animale non abituato alla presenza dell’uomo (come le volpi che sempre più spesso ci capita di incontrare nei nostri cortili, anche condominiali).
a chi smeraldi e a chi rane di Bianca Pitzorno, a ogni emozione il proprio animale
Quasi un’autobiografia etologica nella formazione della scrittrice, con il suo a chi smeraldi e a chi rane (Bompiani) Bianca Pitzorno guarda alla propria identità emotiva attraverso i tanti ricordi dei “troppi” animali che hanno fatto parte della sua vita. “Nella loro grande famiglia a cui anche noi umani apparteniamo, ci sono quelli che sentiamo più simili a noi” e che quindi ci emozionano per sempre: dalla tartaruga Andrea che le faceva compagnia durante le ore di scuola sino alle mattanze di tonni cui assisteva impressionata, l’autrice di tanti libri per bambini spalanca ai lettori un passato avventuroso popolato di animali i più reali, ma talmente caratterizzati da apparire per loro stessa natura magici. Come l’ingombrante coccodrillo Valentino, un poco burbero e maldisposto a ricambiare gli abbracci, o le luccicanti ranocchiette Griselda, Greta e Allegra, regalatele da un giovane fidanzato e preziosissime quasi fossero smeraldi…
Io e Mabel ovvero l’arte della falconeria di Helen McDonald, per amore di un rapace
Straziata dalla morte del padre e rimasta single dopo una relazione finita male, la naturalista britannica Helen McDonald si dedica all’addestramento dell’astore Mabel, uno dei rapaci diurni più maestosi e spietati che esistano. Nelle pratiche di caccia medioevali era il falco riservato ai re; attraverso la sua osservazione (e dalla rilettura di The Goshawk, il romanzo di T. H. White sulle tecniche di falconeria), la scrittrice trarrà le risorse necessarie per affrontare ciò che ancora non conosce, divenendo ella stessa capace di domare il suo grande dolore. “Stando con Mabel”, scrive la donna, “ho imparato che diventiamo più umani quando scopriamo, anche per mezzo dell’immaginazione, che cosa significa non esserlo. (…) Gli astori sono creature ferine, violente e sanguinarie, ma non sono una scusa per compiere atrocità. La loro inumanità è preziosa perché ciò che essi fanno non ha nulla a che spartire con noi”. Questa di Io e Mabel ovvero l’arte della falconeria di Helen McDonald (Einaudi, traduzione di Anna Rusconi) è la sua esperienza, autobiografica.
Creature luminose di Shelby Van Pelt, un abbraccio a otto tentacoli
Racconto dell’amicizia insolita fra la protagonista Tova – una vedova di origini svedesi che, a seguito della sparizione del figlio Erik, ritrova una parentesi di stabilità all’interno dell’acquario comunale in cui lavora – e il cefalopode Marcellus – un gigantesco polpo in cattività dotato di spirito di osservazione come pure di un’intelligenza sopraffina – Creature luminose di Shelby Van Pelt (Mondadori, traduzione di Federica Aceto) ci ricorda quanto siano le differenze, anche quelle più abissali, a rendere speciale un rapporto di amicizia. Un romanzo rinfrescante e inaspettatamente attuale, per non storcere più il naso quando sentiamo parlare di granchi blu dell’Atlantico (il crostaceo “alieno” che negli ultimi anni ha colonizzato il nostro paese, assieme ad altre 37mila specie invasive presenti a livello globale); chissà che un giorno non ci ritroveremo a ospitarlo sulle nostre tavole, e non come discutibile ingrediente ma quale gradito commensale!
La società segreta degli animali magici di Luke Gamble, dovremmo imparare dai bambini
Già, perché quando si è più piccoli, è proprio allora che si apprende a comunicare con ogni essere vivente, sicché anche un insetto (o un cavallo con le ali) può diventare il nostro migliore confidente. Come ben sa la protagonista del romanzo La società segreta degli animali magici di Luke Gamble (Garzanti, traduzione di Silvia Cavenaghi); affidata alle cure dello zio dopo la scomparsa dei suoi genitori, l’undicenne Edie Wight scoprirà un segreto a dir poco straordinario: anche detto il “Dottore”, lo zio è a capo di una società misteriosa per la salvaguardia degli esseri più straordinari del pianeta, creature in via di estinzione che si racconta vivano solo nelle favole (o nella fantasia dei bambini). E dopo aver scoperto di saper ella stessa parlare con gli animali (compresi draghi, grifoni, bharal e topolini) la coraggiosa Edie partirà assieme allo zio alla volta dell’Himalaya, in una spedizione di salvataggio per proteggere l’ultima famiglia di yeti esistente sulla faccia del pianeta.
Il libro della giungla di Rudyard Kipling, il ritorno alle origini
Per concludere, e anche in considerazione di quanto la realtà moderna ci abbia separati dal regno di natura, come non poter citare un classico come Il libro della giungla di Rudyard Kipling (Garzanti, traduzione di Giuseppe Maugeri) il romanzo che più di tutti ha saputo rispondere alla curiosità su come sarebbe il mondo se esseri umani e animali convivessero alla pari, nel rispetto dei relativi habitat e caratteristiche comportamentali. Un esempio di comunicazione interspecifica portata ai suoi estremi, impossibile da applicare nella realtà ma comunque di virtuoso esempio per chiunque voglia affezionarsi agli animali (anche i più insoliti) con il cuore non addomesticato di un giovane Mowgli.
Fonte: www.illibraio.it