Nel suo nuovo romanzo, "L'età ingrata", Francesca Segal racconta una famiglia allargata divisa da gelosie e alleanze, ma in cui sboccia un amore inaspettato tra due fratellastri. La scrittrice, intervistata da ilLibraio.it, parla delle sue letture, ma anche del rapporto con il padre scrittore ( Eric) e delle fasi "ingrate della vita"...
Graziosa insegnante di musica inglese, vedova e con una figlia adolescente, incontra affascinante medico americano, divorziato e con figlio diciassettenne a carico. I due si innamorano e si trasferiscono nella casa di lei. Una storia d’amore e di rinascita, peccato che i rispettivi figli si odino e che, a peggiorare la situazione, ci pensino la memoria del defunto marito di lei e la presenza di un’ingombrante ex moglie oltreocenano.
Sono gli ingredienti che compongono L’età ingrata (Bollati Boringhieri, traduzione di Manuela Faimali) di Francesca Segal – figlia del recentemente scomparso Eric, autore del celebrato Love Story – e che fanno esplodere la storia non appena i due figli adolescenti si trovano a strettissimo contatto. E “si mettono insieme”.
Una serie di eventi, incontri, scontri, gelosie e alleanze costituiscono il romanzo, che racconta le famiglie moderne, allargate, quelle in cui ci sono perfino dei nonni ottuagenari divorziati, ma che hanno deciso di “restare amici”.
ilLibraio.it ha intervistato l’autrice inglese (nella foto, © Laura Alice Hart), che per Bollati Boringhieri ha già pubblicato La cugina americana (2013, ed. tascabile 2014) e L’età ingrata (2017).
Al centro del suo romanzo c’è una famiglia allargata in cui i due fratellastri si innamorano: a suo avviso è un evento verosimile?
“In una casa satura di risentimento e rabbia, in cui ci sono divisioni e alleanze, e in cui abitano degli adolescenti mossi dagli ormoni a cui viene richiesto di essere gentili l’uno con l’altro… in qualche modo diventa possibile”.
Qual è l’età ingrata?
“Ce ne sono molte durante la vita. L’adolescenza lo è di sicuro, ma lo sono anche i vent’anni, quando ci si strugge in cerca della propria identità. Lo è anche la genitorialità, almeno all’inizio. E così anche il momento in cui i figli se ne vanno e ci si ritrova ad affrontare il ‘nido vuoto’. La stessa menopausa è un’età ingrata. Gli adolescenti hanno il permesso di arrabbiarsi, urlare e restare a letto tutto il giorno per via degli ormoni, la stessa libertà dovrebbe essere permessa anche alle donne in menopausa!”.
Suo padre era uno scrittore, come ha reagito alla notizia che sua figlia sarebbe diventata una scrittrice?
“Ho sempre desiderato diventare scrittrice, quindi non ricordo una precisa conversazione in cui gliel’ho confidato: era dato per scontato che sarebbe andata così. Quando avevo cinque anni portavo le mie storie a mio padre e gli chiedevo di consegnarle al suo editore”.
Quali sono i suoi autori preferiti?
“Edward St Aubyn, AS Byatt, Salman Rushdie, Jane Gardam, Alan Hollinghurst, Hilary Mantel… e potrei continuare”.
E i romanzi più interessanti dedicati alle famiglie “moderne”?
“Della bellezza di Zadie Smith è un romanzo fantastico su una famiglia allargata. Un ragazzo di Nick Hornby rappresenta molto bene la monogenitorialità… la serie di romanzi su I Melrose di Edward St Aubyn narra di una famiglia tossica, ma anche affascinante”.
Fonte: www.illibraio.it