"Salvamento" è il delicato romanzo d'esordio di Francesca Zupin. L'autrice indaga le origini di quella ferita che ci spinge alla disperata ricerca di qualcuno che si prenda cura di noi, che ci salvi, appunto. È la storia di due ragazzi, "quasi fratelli", che crescono insieme e poi si innamorano, in un tentativo reciproco di salvarsi, fino a quando non è più sufficiente. Un romanzo di formazione, scritto con grazia e tenerezza, che ricorda le atmosfere di "Persone normali" di Sally Rooney
“Salvamento” è una parola stranissima, suona bene, è delicata, naturale. Ma c’è qualcosa al suo centro che ti dice di rileggerla, per assicurarti di aver capito bene, se esiste veramente, alla fine il correttore dell’iPhone te la passa per buona e credi di averla già sentita da qualche parte, ma vederla nero su bianco ti ha spiazzato e inizi a dubitare un po’ di alcune cose che davi per scontato, a riconsiderarle. Salvamento, la parola e il titolo del romanzo d’esordio di Francesca Zupin (edito da Bollati Boringhieri), per certi versi sortiscono gli stessi effetti.
Voleva sicuramente dire “salvezza” Stella, non “salvamento”, lei che ha fatto la scuola americana, che ogni tanto quando parla con Giulio, il narratore, storpia alcune parole italiane facilissime, oppure appiccica qua e là qualche termine in inglese e qualche “cazzo”.
La conosci una Stella, non lo fa apposta perché non ha bisogno di impressionarti, così come non ha bisogno di sistemarsi i capelli, sempre arruffati, che incorniciano il suo visino in modo perfetto. Lei è bellissima, a quindici anni sa già molti versi di Rimbaud a memoria, ti potrebbe raccontare vita e morte di Modigliani e di Jeanne Hébuterne e la declamerebbe come se fosse un copione in cui si è calata fin troppo bene nella parte. I suoi occhi sono sempre galvanizzati da una qualche intuizione spaventosa e sai che forse faresti meglio a starle lontano.
Eppure Giulio non ci riesce. Non da quel giorno quando a tredici anni se l’è ritrovata in vacanza nell’isola non tanto distante dalla sua Trieste, dove andava sempre col padre e la madre, che ora non c’è più ma al cui posto è arrivata un’altra donna a chiedergli di essere chiamata così, e che ha portato con sé questa bambina, Stella, che come lui deve iniziare il liceo e alza gli occhi al cielo ogni volta che qualcuno sbaglia un congiuntivo. Stella e Giulio diventano così “quasi fratelli”, o almeno è quello che si racconta lui, per giustificare quella fascinazione che prova per lei che va sicuramente oltre la tenerezza fraterna. Insieme parlano dei libri, si scambiano pareri su quello che succede nel mondo là fuori in cui nessuno dei due sembra particolarmente adatto ad entrare.
Solo Roberto, detto Bobo, pare avere la chiave di accesso al mondo là fuori, alto, biondo, sembra un attore tedesco, dice sempre le cose nel modo giusto, fa sempre quello che tutti si aspettano da Giulio, perfino suo padre, che continua a usarlo come metro di paragone, a ricordargli che Bobo è perfetto, e lui non gli si avvicina nemmeno. È forte, sicuro, prepotente, non esita a prendersi le cose che desidera, come quando sfreccia sulla sua bicicletta sull’isola e fa cadere Giulio dimostrandosi il più veloce, o quando negli anni più avanti bacia una ragazza diversa ogni serata e poi l’abbandona. Sarebbe semplice dire che inspiegabilmente Stella è affascinata da Bobo, ma non c’è niente di oscuro nella sua attrazione, anche perché lui è il solo in grado di completare i versi dei poeti maledetti che recita Stella.
Tuttavia Stella finisce con Giulio, il suo “quasi fratello”. La conosciamo nelle prime pagine mentre si fa spazio tra gli scaffali dei biscotti alla Coop (una delle poche cose che mangia) in preda a una crisi isterica e inseguita da Giulio, che regge in mano gli Abbracci della Mulino Bianco, le birre, le patatine e la aspetta in cassa.
Per Stella lui è il suo “salvamento”, ma “salvezza” no, perché un’altra persona non può tenere insieme i tuoi pezzi con le proprie mani per sempre. Poteva forse esserlo Bobo? Salvamento, il romanzo di Zupin, si avvia proprio quando Stella si accorge di uno squarcio nella realtà, intravede la possibilità che le cose non debbano essere perfette per funzionare, forse potrebbe essere felice anche sull’orlo di un precipizio, nelle mani di qualcun altro?
Per capire chi può veramente salvarti, Zupin ripercorre la storia di Giulio e Stella dall’inizio, per risalire al momento in cui si è creata la frattura, quando iniziamo ad avvertire il bisogno che qualcun altro si prenda cura di te, gli scarichi addosso questo compito perché non lo sai proprio fare.
Salvamento è la dolcissima storia di un amore, di tanti amori contemporaneamente, dei futuri amori. Nonostante i chiari riferimenti a Trieste e allo scandire del tempo delle vite di Stella e Giulio, è un racconto senza tempo e senza spazio, che risale al motivo per cui siamo sempre alla ricerca irrinunciabile di un’altra persona che completi i tuoi versi di Rimbaud, che afferri i biscotti della Mulino Bianco quando li tiri giù dallo scaffale.
Non ci sono pretese alcune, nelle parole di Zupin, che delinea i suoi personaggi nella maniera più affettuosa e composta possibile, che vuole diventino amici del lettore, che è un po’ Stella, che cerca qualcuno che la salvi, un po’ Giulio, che alla fine cerca di salvare Stella perché è lei che salva lui, e un po’ il pesce rosso morto nel primo capitolo e che ritorna spesso perché qualcuno ha cercato eccessivamente di salvarlo e di prendersi cura di lui.
In una prosa delicata e moderata, mai grondante di eccessi, di profondità efferata o di banalità, Zupin ha scritto un romanzo di formazione che intrinseca amore, amicizia, famiglia e che potrebbe essere il cugino italiano di Persone normali di Sally Rooney.
Interessante anche è la struttura, a fine capitolo Zupin fa trovare un piccolo dizionario portatile con le definizioni di alcune parole chiave che utilizziamo senza pensarci e su cui vale la pena soffermarsi, come “Bruciare: il caffè che preparava nonna sapeva di bruciato per colpa della guarnizione marcia, ma il nonno di Stella gentilmente lo chiamava aroma […] bruciano le case negli incendi e le streghe sui roghi. Brucia la città e l’imperatore canta. Bruciano la ferita e la carezza, anche dopo giorni, e chissà ancora per quanto”.
Alla fine “salvamento” è la parola che Stella legge, in campeggio nell’isola fuori Trieste, nelle canottiere dei bagnini. Poteva lei allo stesso modo salvare il suo pesce rosso, o qualcuno salvare lei? Come ci si salva se nessuno dei bagnini sa nuotare?
Quando gli altri non bastano arrivano sempre i libri in soccorso, come Salvamento, che ti tengono a galla, e per un po’ va bene così.
Fonte: www.illibraio.it