Quanto conosciamo davvero i nostri genitori? Alice si rende conto che con l'arrivo del nonno nella loro casa, sua madre si è trasformata in un'altra persona - insicura, pallida e assente. Con stile ironico e tagliente, in "L'estate che ho ucciso mio nonno" Giulia Lombezzi racconta la ricerca famelica della protagonista, pronta a inabissarsi nel passato per scoprire la verità. Il suo unico scopo, ora, è quello di sconfiggere il Drago che tiene prigioniera sua madre, a costo di sacrificare tutto…
Quanto possiamo dire di conoscere i nostri genitori? Di loro abbiamo costruito, giorno dopo giorno, un’immagine dettagliata e mutevole, fatta di modi di dire, abitudini strampalate, pregi e difetti, piccole e grandi incompatibilità, confidenze e vecchi aneddoti.
A renderci evidente quanto siano incomplete e sfuggenti queste immagini, però, basta poco: la vecchia fotografia di un viso giovane e diverso, oppure l’incontro con un amico di lunga data, mai conosciuto prima – ed ecco che si spalanca davanti ai nostri occhi la vita di una persona quasi estranea, ma che forse è sempre stata lì, assopita, sotto la superficie.
Alice, la protagonista di L’estate che ho ucciso mio nonno (Bollati Boringhieri) di Giulia Lombezzi (scrittrice, drammaturga e sceneggiatrice) conosce sua madre Marta soltanto nel modo in cui lei si è mostrata ai suoi occhi nel corso dei suoi sedici anni: discreta, solare, una presenza costante e rassicurante, appassionata di piccoli reperti recuperati sulla spiaggia o in discarica, con cui ama creare composizioni insolite e colorate, all’apparenza il suo unico segno di eccentricità.
Per anni lei e Alice hanno vissuto da sole, dopo il divorzio dal marito e la partenza della figlia maggiore, Federica, alla ricerca di cause perse per cui combattere. Il loro è un legame quieto e pudico (sono pochissime le occasioni per abbracciarsi o scambiarsi affetto) ma ugualmente viscerale. Non una semplice coabitazione, ma un’alleanza naturale e segreta, rinnovata giorno dopo giorno.
Tutto si infrange con l’arrivo in casa di Andrea, il padre di Marta. Alice assiste sbigottita alla trasformazione della sua abitazione (e di sua madre) con l’obiettivo di accogliere al meglio il nonno, fiaccato da un intervento all’anca, rimasto vedovo e senza più capacità di vivere in autonomia: “Nonna era troppo occupata a morire per lasciargli istruzioni”. Un tempo carismatico, altero e piuttosto minaccioso, Andrea è ora un vecchio pieno di acciacchi, rabbioso, insofferente e depresso, pronto a esercitare i rimasugli del suo antico potere per piegare la figlia alle sue necessità.
Alice non riconosce più sua madre in quella donna nervosa, insicura e pronta a sacrificarsi per la salute del padre.
Mentre nella vita famigliare si susseguono uno dietro l’altro badanti più o meno competenti, la scuola termina, e con l’arrivo dell’estate Alice viene risucchiata in una spirale di inerzia, noia e afflizione che ha come epicentro la sua casa, ormai completamente asservita al nuovo ospite.
“La casa è diversa. È in apnea. Come se dalla camera di Nonno – o da Nonno stesso? – promanasse una densità giallastra, un pulviscolo di dolore stizzito che si deposita sui mobili. Accendo incensi. Spruzzo Malizia profumo d’intesa, ma lo spessore dell’aria non cambia”.
La quotidianità di Alice si basa su un mix frastornante di video TikTok, fantasie sessuali, desideri di morte, fumetti e domande esistenziali. A supportarla, da un lato, l’amicizia con Cane e Angiu, tanto spensierata e liberatoria quanto profonda e fondamentale; a disorientarla, dall’altro, la sensazione di aver perso irrimediabilmente il sostegno di sua madre e l’incapacità di capire il suo comportamento ambiguo.
Alice, però, non rimane inerme e spaventata: tutt’altro. Il suo punto di vista, ben tratteggiato da Giulia Lombezzi (già autrice, per Giulio Perrone editore, di La sostanza instabile, finalista al Premio Calvino 2020) è ricco di sarcasmo e spietato come sa esserlo solo una ragazza di sedici anni. I suoi giudizi sono simili a sentenze, ma la sua mente è aperta e sensibile, sempre pronta a rivalutare la situazione alla luce degli ultimi avvenimenti.
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Mentre la madre si trincera sempre di più dietro alla sua angoscia inspiegabile, Alice elabora strategie per recuperare la libertà e ristabilire lo status quo, determinata a combattere come un cavaliere impavido contro chiunque si metta sul suo cammino. Non sa ancora quanto la lotta sarà complicata e dolorosa, e che a contrastarla sarà proprio la persona che cerca di salvare.
Più Marta è assente, pallida ed emaciata, più Alice cerca di riaffermare la sua presenza, di tornare visibile agli occhi della madre, cercando nel cibo un senso di sazietà e nel passato le risposte alle proprie domande.
Il suo cammino verso la verità la fa inabissare nell’infanzia e nell’adolescenza di sua mamma, (passata tra la campagna e una piccola cittadina della Liguria), mostrandogliene i lati più oscuri e nascosti.
Intrufolarsi nel passato di Marta è, per Alice, come entrare – non invitata – nella vita di una sconosciuta. Come Marty McFly, Alice vorrebbe tornare indietro nel tempo per correggere il passato, e, con esso, anche il presente di sua madre.
“Io cambio tutto. Torno indietro e cambio tutto.
Lo ammazzo, il tempo. Letteralmente.
A questo dovrebbe servire una DeLorean”.
Nel tentativo di scoprire chi è davvero Marta, la figlia perde sé stessa, trovando invece una rabbia corrosiva, un odio oscuro e pericoloso, pronto a travolgere il carceriere di sua madre, quel temibile Drago che l’ha tenuta rinchiusa in una torre lontana per tutta l’adolescenza, e che ora sembra tornato nella sua vita per ricominciare da capo. Alice vorrebbe soltanto diventare un principe per poterlo annientare.
È possibile spezzare il ciclo di violenza che si ripete, generazione dopo generazione? O il dolore e l’ingiustizia sono destinati a marchiare anche la vita di Alice?
A differenza delle fiabe, Giulia Lombezzi non termina la sua storia con un perfetto lieto fine: la sua prosa smaschera le imperfezioni e le contraddizioni irrisolvibili nei rapporti famigliari, divisi tra ricerca di amore e necessità di indipendenza, bisogno di protezione e desiderio di libertà. In questo caotico turbinio di emozioni, però, si può trovare qualcuno a cui aggrapparsi per non essere spazzati via.
Al termine del loro percorso di ricerca, Alice e Marta si incontrano a metà strada, in un pomeriggio qualunque di fine estate. Trovandosi a vicenda, ritrovano anche loro stesse: finalmente, si vedono. E si riconoscono.
Fonte: www.illibraio.it