La metafora dello specchio
Lineamenti per una storia simbolica
Nella storia del pensiero lo specchio non è una metafora come tutte le altre. All’adeguata duplicazione del mondo cui questo instrumentum philosophiae, sin dalle attestazioni più antiche, necessariamente rinvia, bisognerà aggiungere la sua funzione primaria, vale a dire quella di includere nel mondo l’osservatore stesso: colui che guarda può ora guardarsi. Dal suggerimento che invita a descrivere l’essenza degli specchi in relazione al mistero del linguaggio, del pensiero e dell’essere, muove l’indagine condotta nelle pagine di questo libro. A partire dai territori del mito greco, l’enigma dello specchio sarà, infatti, l’enigma dell’altro e dello stesso, l’enigma dell’identità e della differenza, della verità e dell’illusione, il luogo in cui si genera la tensione istitutrice del simbolo. Ripercorrendo i momenti cruciali della vicenda filosofica della nostra cultura si intende mostrare come l’oggetto riflettente sia stato, dagli inizi greci della riflessione scientifica fino all’ultima stagione del pensiero contemporaneo, la metafora stessa della filosofia. Infatti, la figura dell’uomo che si guarda, con la vertiginosa fuga dell’autoreferenza, riassume, con la potenza che è propria dell’immagine, la ricorrente ambizione della filosofia per un sapere assoluto e senza resti, totalizzante e autofondato. Ma di fronte a questo sapere l’avventura figurale dello specchio racconta anche la storia, simmetrica e speculare – non potrebbe essere altrimenti – di quel soggetto che, alla scuola del riflesso, diviene conoscitore di se stesso, ma anche, come suggeriva l’ultima saggezza di Nietzsche, carnefice di se stesso.