Dice Messud, «Crescere significa imparare ad avere paura». Per Julia, crescendo, la paura viene dal mondo esterno, dalle storie di cronaca nera, ragazzine rapite, violentate, nascoste nel seminterrato, uccise; e anche dai comportamenti ostili dei compagni di scuola, o degli insegnanti, o di conoscenti occasionali. Per Cassie invece la paura è dentro casa. Bev, sua madre, infermiera single che cura soprattutto malati cronici e terminali, accetta la corte di un medico, Anders, di aspetto e comportamento inquietanti. Soprattutto per Cassie. Appena adolescente e molto bella, la ragazzina sospetta che quell'uomo abbia deciso di convivere con Bev per stare in realtà vicino a lei, e molestarla.
La vita delle due bambine, che negli anni dell'infanzia erano in simbiosi, e facevano giochi e spedizioni avventurose, immaginando e raccontando storie, dando prova di fantasia e coraggio, cambia radicalmente con l’arrivo delle due diverse «paure». E piano piano l'amicizia si sfalda. La vera crisi arriva quando Cassie scompare, e comincia la frenetica caccia della polizia a un'auto sulla quale è stata vista salire.
Scrittrice di provata bravura, Claire Messud riesce a trovare un perfetto equilibrio tra una trama che si fa via via più cupa e misteriosa, e il coming of age delle due amiche; tra le fantasie dell'infanzia e i timori o terrori dell'adolescenza. Senza che la narrazione perda consistenza e direzione; e senza che diventi pura suspense o pura speculazione psicologica. Messud dosa, precisa, rivela, trattiene, e la sua scrittura risulta alla fine semplice, elegante, delicata, limpida, anche quando esprime concetti complessi, cita i classici americani, o racconta episodi sottilmente inquietanti. Romanzi come questo possono venir letti a livelli diversi: per chi ama la letteratura sono fonte di vero godimento, per chi semplicemente ama le buone storie anche.