È vero che, quando la disputa raggiunge il suo culmine, con la pubblicazione nel 1713 del Commercium epistolicum, i fatti che essa concerne si sono svolti più di mezzo secolo prima, ma una tale disparità di vedute circa l’oggetto stesso del contendere non si può spiegare solo con l’affievolirsi della memoria, deve avere radici più profonde. In effetti, non sarebbe possibile rendere ragione dell’esplodere della controversia se non ricorrendo a gelosie personali e a rivendicazioni di priorità; gelosie e rivendicazioni che certamente ci furono, ma che da sole non possono spiegare l’assoluta mancanza di comunicazione tra due scienziati, che fino a pochi anni prima non avevano mancato di scambiarsi riconoscimenti e complimenti.
Chi legge i documenti, qui raccolti, relativi alla disputa fra Gottfried Leibniz e Isaac Newton circa l’invenzione del calcolo infinitesimale, una delle più accese contese scientifiche del passato, ha l’impressione che si stia svolgendo un dialogo tra sordi, o meglio che i due contendenti parlino di cose simili certo, ma irrimediabilmente diverse.
È vero che, quando la disputa raggiunge il suo culmine, con la pubblicazione nel 1713 del Commercium epistolicum, i fatti che essa concerne si sono svolti più di mezzo secolo prima, ma una tale disparità di vedute circa l’oggetto stesso del contendere non si può spiegare solo con l’affievolirsi della memoria, deve avere radici più profonde. In effetti, non sarebbe possibile rendere ragione dell’esplodere della controversia se non ricorrendo a gelosie personali e a rivendicazioni di priorità; gelosie e rivendicazioni che certamente ci furono, ma che da sole non possono spiegare l’assoluta mancanza di comunicazione tra due scienziati, che fino a pochi anni prima non avevano mancato di scambiarsi riconoscimenti e complimenti.
È vero che, quando la disputa raggiunge il suo culmine, con la pubblicazione nel 1713 del Commercium epistolicum, i fatti che essa concerne si sono svolti più di mezzo secolo prima, ma una tale disparità di vedute circa l’oggetto stesso del contendere non si può spiegare solo con l’affievolirsi della memoria, deve avere radici più profonde. In effetti, non sarebbe possibile rendere ragione dell’esplodere della controversia se non ricorrendo a gelosie personali e a rivendicazioni di priorità; gelosie e rivendicazioni che certamente ci furono, ma che da sole non possono spiegare l’assoluta mancanza di comunicazione tra due scienziati, che fino a pochi anni prima non avevano mancato di scambiarsi riconoscimenti e complimenti.