la sua opera filosofico-letteraria. Si tratta di appunti sulla storia delle emozioni, della sensibilità che muta mettendo in gioco una rete complessa di riferimenti contingenti – anticipazione di gran parte delle riflessioni successive stimolate
dall’ambiente dell’esilio divenuto spazio paradigmatico della progressiva destituzione del soggetto e della frantumazione identitaria. Il confronto traumatico con la società americana rappresenta l’"occasione" filosofica per riflettere sulla industria culturale e sui suoi "idola", su una realtà connotata da una concezione dogmaticamente progressista in cui non c’è spazio per l’alterità e per la dissonanza, in cui tutto dev’essere funzionale a una logica quantitativa e seriale determinata dal ritmo produttivo delle merci. La compulsione intellettualistica a riassumere-sussumere-riprodurre trascende a chiacchiera, a citazione con pretese di universalità e così per esempio la psicoanalisi si rivela prodotto obbligato, falso disvelamento che si risolve nell’inconsapevole irretimento del soggetto, sradicato e ridotto a vuoto involucro: «In breve operazione riuscita, identità morta».