Alice, madre della narratrice, soffre anche lei, in parallelo, per le crepe insanabili che minacciano la sua memoria. Senza la piscina a strutturare il suo tempo, la sua vita intera scivola nella confusione, nello scompiglio, nell’incertezza. Sua figlia la osserva, e ricostruisce per lei un passato che la memoria non trattiene più: l’infanzia, il campo di concentramento per giapponesi, il lungo matrimonio, la morte della prima figlia neonata, l’esperienza di madre nippoamericana in California.
Con una scrittura essenziale che ha fatto pronunciare a molti critici e lettori la parola «capolavoro», e con indicibile grazia e profonda tenerezza, Julie Otsuka osserva il declino di una madre imparando a orientarsi in un rapporto difficile e insieme ad amarla come mai prima.
