Quattro prose autobiografiche di rara perfezione. «Dall’alto degli anni», Luigi Pintor si volta indietro per riordinare conti destinati a non tornare, e per «restituire alle cose una durata che di per sé non hanno». Ma il passato non si lascia signoreggiare dalla memoria ricostruttiva, concedendosi soltanto a lampi di ricordi o dissimulandosi in narrazioni che dicono il vero – il dolore pulsante di un’intera esistenza – sotto le spoglie di una trasparente finzione. Con timbro senza pari, Pintor consegna il racconto a una scrittura retrattile, nuda, che diffida dell’ingannevolezza delle parole e sa spingersi sempre al di là dell’innocenza e della speranza.