L’occupazione tedesca in Italia. 1943 – 1945
1943-1945
Del lungo periodo in cui la Germania agì sul nostro territorio da potenza militare occupante – dalla capitolazione italiana nel settembre 1943 alla rotta della Wehrmacht alla fine di aprile 1945 – si conserva nella memoria collettiva soprattutto la spaventosa contabilità delle vittime: secondo le cifre ufficiali, oltre 200000 morti, di cui almeno 120000 civili, circa 7200 ebrei avviati ai campi di sterminio e più di 700000 soldati deportati, in gran parte costretti al lavoro schiavo nell’industria bellica tedesca. Ma quale fu il sistema operativo del dominio? Lo ricostruisce Lutz Klinkhammer in questo saggio, accolto come un punto di svolta dalla storiografia contemporanea. L’esplorazione di ingenti materiali d’archivio, alla luce del dibattito sui meccanismi di funzionamento del regime nazionalsocialista, gli ha consentito di indagare per la prima volta ogni aspetto della politica di occupazione, correggendo il cliché di un potere monolitico esercitato verticalmente secondo gli ordini del Führer. La paradossale condizione di «alleato occupato» in cui si trovò l’Italia, con l’autonomia formale della Repubblica di Salò, è analizzata all’interno di un assetto «policratico» di rivalità e concorrenza tra dicasteri e organi decisionali, che riproduceva dinamiche interne al Terzo Reich. In quella struttura ibrida di amministrazione nazista dell’alleanza, ricerca del consenso e ricorso brutale alla forza attraverso rastrellamenti e stragi, si inserì la collaborazione italiana, che diede prova di analoga spietatezza nella «lotta contro le bande», ossia nella guerra antipartigiana. «Perché sempre – recita il passo di Machiavelli in apertura del libro –, ancora che uno sia fortissimo in su li eserciti, ha bisogno del favore de’ provinciali a intrare in una provincia».