Massimo Arcangeli ha scritto un libro del tutto particolare, che ci immerge in un contesto temporalmente alieno avvicinandocelo «dall’interno», grazie a una storia ricca di suggestioni ma al contempo solidamente documentata per mezzo di un doppio sistema di note. Al lettore il compito di decidere il tipo di percorso da intraprendere: se leggere il «romanzo» del mercante di libri Arrigo degli Ardinghi, di sua moglie Angela (raffinata lettrice, che sorprendiamo anche a riflettere sulla condizione femminile) e dei figli Massimello e Tuttabona, con le loro inclinazioni e aspirazioni, e fermarsi lì; oppure se approfondire i vari argomenti e le varie vicende attingendo al poderoso apparato di commento e di approfondimento bibliografico per ulteriori stimoli e percorsi (sollecitati dall’indice finale, dei luoghi di Roma e del Lazio).
Arrigo, insomma, è un libro unico. L’esempio di un modo del tutto originale di fare storia, di una forma di «divulgazione» profonda e multidisciplinare, colta e insieme accessibile, che ci fa comprendere in presa diretta un momento importante del nostro passato.
