I tentacoli dell’OVRA
Agenti, collaboratori e vittime della polizia politica fascista
Sigla di «Opera Volontaria di Repressione Antifascista», «Organizzazione di Vigilanza e Repressione dell’Antifascismo», «Organo di Vigilanza dei Reati Antistatali», o forse più probabilmente frutto dell’associazione nella fertile mente del duce con piovra o con Ochrana (la polizia segreta zarista), il termine «Ovra» continua a esercitare un fascino sinistro. Ma all’interesse scandalistico non avevano finora corrisposto studi adeguati. Il libro, in cui non mancano notizie inedite che alcuni leggeranno come rivelazioni sensazionali, è basato sull’analisi dei fondi versati all’Archivio centrale dello Stato dal Ministero dell’Interno, opportunamente verificati con quante più fonti possibili (dai documenti conservati in altri archivi pubblici e privati italiani a quelli anch’essi inediti del controspionaggio alleato). La ricerca è profondamente innovativa per almeno due aspetti. In primo luogo la considerazione dei margini di autonomia che mantenne la polizia politica ereditata dall’epoca liberale, per cui la storia dell’apparato e le vicende dei funzionari non si identificano e non si esauriscono col fascismo. Bastino gli esempi di Arturo Bocchini e soprattutto di Guido Leto, regista e poi cronista dell’Ovra che, formatosi negli anni venti, fu al comando della polizia politica nel decennio successivo e poi di nuovo a Salò... per concludere la carriera come direttore tecnico delle scuole di polizia nell’Italia repubblicana. Il centro della ricerca è costituito dall’analisi degli informatori della polizia politica, reclutati specialmente nei movimenti di sinistra, con storie individuali in cui gli itinerari esistenziali e i percorsi ideologici risultano stravolti dall’impatto col sistema investigativo repressivo. Il tema del tradimento accomuna centinaia di «sovversivi» trasformatisi in delatori o addirittura in agenti provocatori ma, delineato il quadro sociale, politico e biografico entro il quale maturarono e si risolsero le singole vicende, restano da comprendere le ragioni per cui diversi aderenti ai partiti di sinistra si adattarono alla collaborazione con la polizia. Circostanze avverse, cedimento dinanzi ai ricatti, esaurimento delle spinte ideali, convinzione dell’irrimediabile sconfitta dell’antifascismo, profferte d’impunità... le storie personali danno corpo a una complessa umanità insieme strumento e vittima di un governo poliziesco.
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