In questo volume la storia di Heimat si intreccia con altri racconti del Novecento e con l’elaborazione originale di una sociologia della narrativa, che prende in considerazione sia pratiche di carattere orale, sia forme mediate come il cinema. Studioso dei rapporti tra narrativa ed esperienza, Jedlowski mostra qui come quest’ultima non sia semplicemente quello che viviamo, ma anche il processo che nella memoria connette i vissuti e li dota di senso: un processo che si giova del racconto e della presenza di destinatari per i quali narrare.
Il racconto come dimora
«Heimat» e le memorie d'Europa
Paolo Jedlowski prende qui le mosse dal famoso film Heimat, del regista tedesco Edgar Reitz, che racconta la storia di una famiglia tedesca nel corso del Novecento. Riguardo ad alcuni snodi cruciali, e ad alcuni degli eventi più traumatici del secolo trascorso, fra cui il nazifascismo e l’Olocausto, questa storia è però anche quella di un’incapacità di narrarsi: un’incapacità cui il film intende supplire. La dimora originaria (il luogo natale, la patria, ciò a cui la parola Heimat rimanda e con cui il rapporto è incrinato) viene riconfigurata e in parte riconquistata attraverso il racconto. O forse è il racconto stesso che si svela dimora.
In questo volume la storia di Heimat si intreccia con altri racconti del Novecento e con l’elaborazione originale di una sociologia della narrativa, che prende in considerazione sia pratiche di carattere orale, sia forme mediate come il cinema. Studioso dei rapporti tra narrativa ed esperienza, Jedlowski mostra qui come quest’ultima non sia semplicemente quello che viviamo, ma anche il processo che nella memoria connette i vissuti e li dota di senso: un processo che si giova del racconto e della presenza di destinatari per i quali narrare.
In questo volume la storia di Heimat si intreccia con altri racconti del Novecento e con l’elaborazione originale di una sociologia della narrativa, che prende in considerazione sia pratiche di carattere orale, sia forme mediate come il cinema. Studioso dei rapporti tra narrativa ed esperienza, Jedlowski mostra qui come quest’ultima non sia semplicemente quello che viviamo, ma anche il processo che nella memoria connette i vissuti e li dota di senso: un processo che si giova del racconto e della presenza di destinatari per i quali narrare.