A dieci anni dal tragico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, e mentre la politica, in Italia e in Europa, continua a dividersi sull'accoglienza dei migranti, su ilLibriao.it Michele Luzzatto, direttore editoriale di Bollati Boringhieri, risponde agli attacchi arrivati sui social al libro "E la quarta volta siamo annegati - Sul sentiero della morte che porta al Mediterraneo" di Sally Hayden, giornalista che denuncia le torture, le terribili sofferenze e le profonde ingiustizie che subiscono le persone migranti prima di trovare una barca di fortuna sulla quale tentare la traversata...
Il 12 settembre scorso abbiamo pubblicato E la quarta volta siamo annegati – Sul sentiero della morte che porta al Mediterraneo di Sally Hayden. Come facciamo sempre per i nostri libri, abbiamo lanciato una campagna social, per far sapere ai potenziali interessati dell’esistenza del libro. La denuncia di Hayden delle torture, le terribili sofferenze e le profonde ingiustizie che subiscono le persone migranti prima di trovare una barca di fortuna sulla quale tentare la traversata per l’Europa è forte e chiara, circostanziata e inequivocabile. Il libro è un messaggio di umanità lanciato a un’Europa che non vuole sapere e non vuole vedere, sempre più asserragliata nei propri privilegi.
Sui social abbiamo toccato con mano l’atteggiamento ostile di alcuni dei nostri concittadini. Talvolta succede che un nostro post su Facebook si trascini dietro una coda di commenti violenti e velenosi. Ogni volta è un dolore, il dolore di chi crede di aver dato attraverso un libro gli strumenti per capire la complessità di una situazione e invece si trova di fronte decine di messaggi che sono insensatamente, ostinatamente violenti e falsi. Insomma, è il dolore di chi pensa di aver fallito, perché leggendo quelle righe astiose capiamo che non siamo stati in grado di toccare neppure un poco l’anima di quelle persone, le quali – senza aver certamente letto le pagine che noi con tanta cura abbiamo pubblicato – reiterano acriticamente slogan sentiti altrove, sorde alle argomentazioni e ai dati di 450 pagine di libro, 70 delle quali composte di note dettagliate e rimandi bibliografici circostanziati. Noi offriamo conoscenza, questi ribattono con facili certezze, per lo più sbagliate e agevolmente confutabili, ma poco importa.
Ma chi è che si prende la briga di commentare con insolenza il post pubblico di un editore che propone la lettura di un libro? C’è chi ci mette nome e cognome, ci sono molti bot generati da intelligenze artificiali (e allora viene da domandarsi chi spende tutti questi soldi per generare odio) e ci sono infine quelli che nascondono la loro identità dietro a ridicoli nickname.
C’è quello la cui bacheca è piena di cani in affido, che sembra una brava persona che si impegna per trovare aiuto a creature indifese, ma che sul libro di Hayden commenta secco: «un conto è l’accoglienza, un altro l’invasione». Viene spontaneo chiedersi cosa spinga un uomo dall’animo all’apparenza gentile a considerare i cani valevoli di un grosso sforzo di solidarietà, ma le persone che migrano no.
Una signora, che ha a sua volta la bacheca traboccante di cani dagli occhi languidi, si inserisce professandosi esperta della questione in quanto moglie di un arabo musulmano (ma di questa sua esperienza la sua bacheca non reca traccia alcuna): «Quelli che NON vanno a lavorare sono il 80/90%». E prosegue: «Altra cosa, è un pensiero di tutti gli africani ONESTI, perché SERIAMENTE l’Europa non aiuta a casa loro?». Ed ecco che fa capolino lo slogan tipico della destra politica, «aiutiamoli a casa loro», peraltro smontato pezzo a pezzo nel libro di Sally Hayden, ci si desse la pena di leggerlo, ad esempio con il caso delle politiche europee in Sud Sudan.
Arriva poi un alpinista, biker e atleticissimo utente che immette una nuova argomentazione nel thread: «Parlate dei terremotati italiani?». No, parliamo delle persone migranti; e qui compare un altro topos tipico, il benaltrismo. Se Caio sta male, perché ne parlate, visto che anche Tizio sta male e non ne avete parlato? Ma siccome dopo viene Sempronio e dopo ancora altre migliaia di nomi, è chiaro che lo scopo è convincerci che non bisogna parlare di persone migranti.
E immancabilmente arriva lui, quello che nella sua bacheca ha una foto di Hitler in persona, e conseguentemente commenta: «Quanti milioni di clandestini dobbiamo ancora accogliere e mantenere?». Meno di uno, risponde il libro: esattamente 950.945 persone arrivate via mare in Italia dal 2014 (in dieci anni; e che per lo più non sono rimaste nel nostro paese), 242.570 persone intercettate dalla Guardia costiera libica e riportate indietro (in campi di detenzione le cui condizioni sono abbondantemente descritte nel libro di Hayden, e fanno paura) e 22.059 persone di cui sappiamo per certo che sono affogate nel Mediterraneo centrale. E sono solo una minima parte dei naufraghi effettivi. Parliamo di 22.059 vite, nomi, speranze, carriere, amori, ambizioni, madri, figlie, fidanzati, mariti, che non sono occhi languidi di cani fotografati nella bacheca di un cinofilo. Sono persone.
Un probabile bot, i cui pochi post inneggiano all’ultradestra italiana, commenta icasticamente e tutto in maiuscolo: «PUTTANATE IMMIGRAZIONISTE», e a seguire c’è il signore la cui foto mostra il volto di un gentile vecchietto, che però scrive come un ragazzino, e mette lì, d’un colpo, tutto il repertorio: «Ma c’è ancora gente che pensa davvero che questi vengono xké muoiono di fame? Questi non hanno mai visto una persona o bambino morire di fame! Questi clandestini vengono xké sanno che sono pagati senza fare niente! E sanno che la giustizia rossa italiana li protegge! Ma aprite gli occhi! Voi non sapete cosa significa la parola “emigrante”! Allora se non lavoravi non mangiavi! Questi invece, albergo a 4 o 5 stelle, buttano il mangiare, che x loro non è buono, spacciano, stuprano, rubano, ecc. ecc.! Vediamo chi mi dice che tutto questo non è vero!». Gentilissimo, glielo dice Sally Hayden. Abbia la pazienza di leggere il libro e vedrà che non è così.
E via così, per pagine intere.
E noi ci domandiamo: che cosa si è rotto? Quando è successo che un libro non è più stato considerato una fonte di informazioni dalla quale imparare?
A che serve il nostro lavoro di editori, che propone il risultato di una ricerca sul campo durata cinque anni da parte di una giornalista pluripremiata a livello internazionale, se il giudizio di un esperto vale quello di chiunque altro? A una signora che chiedeva se chi commentava avesse letto il libro, un profilo chiaramente fake risponde: «tu Vannacci l’hai letto?». E così avviene che un editore, con la sua storia, il suo catalogo e la sua professionalità, viene equiparato a un signore che autopubblica il suo privatissimo pensiero, come se la parola «libro» avesse nei due casi lo stesso peso.
In che modo possiamo far passare messaggi di realtà in questo oceano di menzogne, generate da algoritmi, credute vere da sprovveduti e spesso amplificate da personaggi pubblici? Ecco, qui sta il punto. Perché finché le chiacchiere sono da bar, e il signore che si intenerisce per i cani randagi dice sciocchezze sulla migrazione, poco male. Ma se questi stessi concetti arrivano da chi dovrebbe darci l’esempio, allora la cosa cambia.
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L’AUTORE – Michele Luzzatto è il Direttore editoriale di Bollati Boringhieri.
Fonte: www.illibraio.it