Vaccini, scienza e consenso dell’opinione pubblica

di Redazione | 14.01.2021

Negli ultimi anni abbiamo assistito, un po’ ovunque nel mondo, a una flessione significativa della fiducia dell’opinione pubblica nella scienza.Cambiamento climatico, vaccini, evoluzione, persino i danni provocati dal tabacco e la terra sferica. Tutte queste certezze, che sembravano consolidate, in alcuni casi da secoli, vengono costantemente messe in discussione da gruppi di opinione che fanno […]


Negli ultimi anni abbiamo assistito, un po’ ovunque nel mondo, a una flessione significativa della fiducia dell’opinione pubblica nella scienza.
Cambiamento climatico, vaccini, evoluzione, persino i danni provocati dal tabacco e la terra sferica.

Tutte queste certezze, che sembravano consolidate, in alcuni casi da secoli, vengono costantemente messe in discussione da gruppi di opinione che fanno capo, in rete, a persone che molto spesso non hanno alle spalle una carriera scientifica, oppure sono state spesso isolate dal consesso scientifico internazionale.
Il libro di Naomi Oreskes, Perché fidarsi della scienza? (in libreria dal 28 gennaio), tenta una ricostruzione puntuale di tutti questi fenomeni, mostrando come il metodo scientifico sia invece una delle poche certezze che abbiamo.

Perché fidarsi della scienza

Naomi Oreskes, Perché fidarsi della scienza



Come?

Naomi Oreskes nel suo libro ricorda alcuni passaggi significativi della progressiva sfiducia nell’efficacia dei vaccini, in particolare il momento in cui, in un dibattito presidenziale del 2016, Donald Trump ne contestò la sicurezza, ricordando l’esperienza di un suo impiegato, il cui figlio era stato vaccinato e al quale poi era stato diagnosticato un disturbo autistico.
L’ex presidente disse chiaramente che secondo lui i vaccini andavano somministrati in dosi inferiori e a intervalli di tempo più lunghi.
Come ricorda la stessa autrice nel suo libro pochi medici professionisti condividono questa opinione.
Ritengono anzi che ritardare le vaccinazioni esponga neonati e bambini a un maggior rischio di contrarre malattie pericolose e altrimenti prevenibili, come il morbillo, la parotite, la difterite, il tetano e la pertosse.

La questione si aggrava con l’avvento del covid-19 e, con l’immissione sul mercato dei primi vaccini Pfizer, comincia nuovamente a livello internazionale la polemica sulla loro efficacia, sulla peer-review scientifica e sulla lobby delle case farmaceutiche.

Anche se l’ex governo repubblicano negli Stati Uniti ha messo in atto una vera e propria corsa all’acquisto del maggior numero possibile di dosi di vaccino, il dubbio era stato seminato.
Se facciamo riferimento a uno studio statistico della Pew Research di qualche mese fa, si evidenzia inoltre una polarizzazione dell’opinione pubblica per convinzione e appartenenza politica.

Infographic_fiducia scienza usa

[fonte: Pew Research]

È infatti evidente che la pandemia sia stata in qualche modo un catalizzatore positivo per una ritrovata fiducia nella scienza, ma negli Stati Uniti evidentemente maggiormente per l’elettorato democratico.

La Oreskes su questo fa un passo in avanti ricordando che alla scienza e alla comunità scientifica manca autorevolezza culturale, se molti cittadini statunitensi, compresi l’ex presidente e vicepresidente mettono in dubbio e in alcuni casi contestano apertamente le conclusioni scientifiche sui vaccini, sull’evoluzione, sul cambiamento climatico e perfino sui danni provocati dal tabacco.
La Oreskes sostiene che questo tipo di atteggiamento non può essere liquidato come semplice «analfabetismo scientifico».
Gli studi infatti mostrano che negli Stati Uniti, fra gli elettori democratici e indipendenti, a livelli di istruzione superiori corrisponde una maggiore fiducia nelle affermazioni della scienza, mentre per i repubblicani vale il contrario: più sono istruiti, maggiori sono le probabilità che contestino o rifiutino le posizioni degli scienziati, per esempio sul cambiamento climatico antropogenico.

Questo rifiuto non è quindi indice di mancanza di conoscenze, è il prodotto di motivazioni ideologiche e di interessi divergenti.

 

ELETTORI REPUBBLICANI_oreskes

ELETTORI DEMOCRATICI_oreskes

 

E in Italia?
Se si fa riferimento a un recente studio di Lancet, pubblicato sul sito del Sole 24ore, si nota che la fiducia nella scienza e nella comunità scientifica in Italia è in lenta risalita.
Anche qui motore del cambiamento è stata la pandemia.
Lo studio evidenzia comunque come «la rapida diffusione della disinformazione e di fake news online è una delle principali minacce alla resilienza dei programmi di vaccinazione in tutto il mondo».

Se guardiamo a questi due tagcloud (fonte Talkwalker free research) di recentissima consultazione si vede come in Italia il dibattito sia meno polarizzato rispetto agli Stati Uniti, dove emergono con forza tag come:
#medicalfreedom
#vaccinechoice
#informedconsent
#vaccineconsent

TAGCLOUD VACCINI ITALIA

Perché fidarsi della scienza