Dopo il grande successo di Sally Rooney, la scrittrice irlandese dei romanzi cult "Parlarne tra amici" e "Persone normali", sono stati pubblicati numerosi libri che raccontano la generazione dei Millennials, mostrandone le insicurezze e le fragilità, ma anche il coraggio e le grandi potenzialità. Una selezione in cui trovano spazio autrici come Marion Messina, Julia Sabina, Naoise Dolan, Anna Wiener, Ottessa Moshfegh e molte altre...
Ghosting, app di incontri, relazioni tossiche e instabili, maschilismo, rapporti di potere, precariato: sono questi alcuni degli ingredienti che spesso appaiono nelle narrazioni di giovani che vogliono raccontare la generazione dei Millennials.
Dopo il grande successo di Sally Rooney, la scrittrice irlandese che ha debuttato nel 2018 con il romanzo cult Parlarne tra amici, a cui poi è seguito Persone normali (entrambi Einaudi, traduzione di Maurizia Balmelli), si è venuta a creare una piccola galassia di nomi femminili che nei loro romanzi (non raramente d’esordio) hanno provato a essere (o sono stati proposti come tali da media e industria libraria) “la voce di una generazione“, come direbbe Lena Dunham se fossimo in un episodio di Girls.
Ispirate o meno dai suoi libri, molte nuove autrici sono dunque state accolte e presentate sul mercato editoriale come “colleghe” di Rooney, a indicare proprio il loro tentativo di restituire l’immagine della vita dei ventenni e trentenni di oggi. Ma da dove nasce questa esigenza, questa vocazione generazionale?
Potremmo ipotizzare una risposta di natura sociale: i Millennials si sono trovati a vivere in un periodo di grandi cambiamenti, che li ha scaraventati in una realtà precaria e indecifrabile, molto diversa da quella dei loro genitori. Una realtà in cui trovare lavoro spesso sembra un miraggio, comprare casa un’assurdità e mettere su famiglia una blasfemia.
Schiacciati dall’esempio brillante dei loro predecessori (i cosiddetti Boomers) e dall’incombente presenza di una generazione Z sempre più sveglia e sul pezzo, i Millennials si sono sentiti persi, spaesati, privi di una guida.
Sono infatti questi gli stati d’animo che tornano più di frequente nei romanzi che raccontano la loro quotidianità, narrazioni in cui si alternano legami traballanti, contratti a scadenza, messaggi di Whatsapp non visualizzati, affitti improbabili e lunghe sedute di psicoterapia.
Oltre alla rappresentazione di un mondo tecnologico e sempre più liquido, altra caratteristica che di solito non può mancare è la centralità dell’ambientazione: che si tratti di una metropoli caotica e multietnica, o che sia un piccolo paesino bigotto e desolato, la scelta del luogo in cui ambientare la storia di turno ricopre una funzione non secondaria. Questo principalmente perché (ci riferiamo al pre-pandemia) i giovani trascorrono molto tempo lontano dalle mura domestiche – e non solo per far festa nei locali, ma anche per andare alla ricerca di qualcosa che dia un senso alla loro esistenza (un incontro, un impiego, un posto dove potersi sentire al sicuro).
La città diventa quindi una sorta di seconda protagonista, uno sfondo che prende parte alle vicende, che partecipa e che, in alcuni casi, determina la sorte dei personaggi.
Come dicevamo all’inizio, sono diverse le autrici che, nei loro romanzi, hanno raccontato i Millennials sotto varie angolazioni, ognuna con la propria prospettiva e unicità (anche in questo articolo il Guardian ne seleziona alcune). Qui abbiamo preparato una breve selezione – che non ha la pretesa di essere esaustiva e in cui i nomi non sono posti in ordine di importanza – di libri che, a modo loro, fanno un ritratto di questa generazione, mostrandone le insicurezze e le fragilità, ma anche il coraggio e le grandi potenzialità.
Queenie di Candice Carty-Williams
Libro dell’anno e debutto dell’anno ai British Book Awards, fenomeno editoriale nel Regno Unito e finalista al Women’s Prize For Fiction e al Costa First Novel Award: Queenie (Einaudi Stile Libero, traduzione di Maria Grazia Perugini) di Candice Carty-Williams ci catapulta a Londra, all’interno di una redazione chic e snob, dove c’è una sola ragazza di colore: Queenie – appunto. Tra alti e bassi, la sua vita sembrerebbe procedere piuttosto bene, se non fosse per il suo fidanzato bianco, che decide di mollarla brutalmente di punto in bianco. Ed è così che lei si ritrova a dover affrontare una serie di situazioni – caotiche, imbarazzanti, buoni propositi finiti male e sedute di terapia illuminanti – che la porteranno a uscire dalla sua condizione precaria e a capire finalmente chi è.
Vite in attesa di Julia Sabina
Maribel ha tutte le carte in regola per essere felice: si è trasferita in Francia, a Lille, dove mille possibilità si srotolano davanti ai suoi occhi. Dovrebbe cogliere le occasioni, scrivere la sua tesi di dottorato, sentirsi piena di energie come i suoi coetanei, eppure, intorno, tutto sembra vorticare a gran velocità, e lei non riesce a stare al passo. Con il suo romanzo d’esordio, Vite in attesa (Garzanti), Julia Sabina, spagnola classe ’82, mette a nudo incertezze, dubbi e paure di chi si affaccia al mondo degli adulti. Perché essere giovani è una fortuna ma è anche una grande sfida.
Tempi eccitanti di Naoise Dolan
Sempre in tema di esordi annoveriamo Tempi eccitanti (Atlantide, traduzione di Claudia Durastanti – qui il nostro approfondimento) di Naoise Dolan, l’autrice irlandese da molti salutata e acclamata come “la nuova Sally Rooney”. Questa volta ci troviamo niente meno che nella sfavillante Hong Kong, dove una ventiduenne di nome Ava si trova a vivere relazioni a dir poco non convenzionali: dapprima con il rigido e algido Julian, e poi con la carismatica e affascinante Edith. Cosa vuole? Cosa prova? Quali obiettivi ha? Ava ancora non sa nulla, ma si lascia trasportare dagli eventi con una verve e un cinismo davvero irresistibili.
La valle oscura di Anna Wiener
Ci spostiamo ora su un altro terreno, per approdare in zone più cupe e misteriose. Vi siete mai chiesti cosa accade nella Silicon Valley? Chi lavora lì e come? Il nostro immaginario è condizionato da una miriade di immagini quasi mitologiche: giovani con grandi occhiali che battono tasti senza sosta, schermi brillanti che esplodono di informazioni, start up che spuntano come funghi. Per questo Anna Winer ha deciso di condurci in questa realtà con il suo memoir La valle oscura (Adelphi, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra), in cui racconta i suoi cinque anni da giovane millennial trascorsi a lavorare nel regno dei big data. Esilarante, concitato, ammaliante e inquietante: un testo che ci porta in un mondo lontano, ma che ha molti punti in comune con quello che viviamo ogni giorno.
Sotto cieli rossi di Karoline Kan
Sotto cieli rossi (Bollati Boringhieri, traduzione di Benedetta Gallo) è la storia di Karoline Kan, nata in un piccolo paese vicino Tianjin tre mesi prima del massacro di piazza Tienanmen del 4 giugno 1989. Oggi ha trent’anni, rientra a pieno diritto nei millennial, e da questo punto di vista ci parla della sua generazione, stretta tra la politica autoritaria cinese, il boom economico e il rapidissimo sviluppo tecnologico. Una società intrisa di contraddizioni e di violenza, ma anche di emozioni, coraggio, compromessi, speranza e tanto altro. Altro che noi, lettori e lettrici occidentali, probabilmente non conosciamo e che ora, con questo libro, possiamo provare in parte a comprendere.
Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh
Decisamente estrema la decisione della bella e ricca protagonista de Il mio anno di riposo e oblio (Feltrinelli, traduzione di Gioia Guerzoni – qui la nostra recensione) di Ottessa Moshfegh: sottoporsi al programma di sonno perenne e trascorrere così un lungo periodo in uno stato di dormiveglia, per non provare più nessun sentimento. Ex gallerista dell’Upper East Side di Manhattan, la ragazza si sente sola, infelice, insoddisfatta: vuole vivere in un limbo di apatia e indifferenza, perché sente di non essere più in grado di sopportare nulla. I farmaci possono essere una soluzione? Probabilmente no, perché, per quanto possiamo tentare di sfuggirle, la sofferenza è una parte della vita che non possiamo eliminare.
Falsa partenza di Marion Messina
Chiudiamo la nostra rassegna con un titolo francese firmato da Marion Messina: Falsa partenza (La nave di Teseo, traduzione di Anna Maria Lorusso), libro in cui centrali sono le relazioni, in particolare quella tra i giovani Aurélie e Alejandro, francese lei, colombiano lui, entrambi soli, frustrati, alla ricerca di un lavoro per tirare avanti. La loro è una storia d’amore travolgente e amara, che si alimenta della delusione per il futuro e per l’incertezza nei confronti di un mondo in cui, per quelli come loro – i ventenni -, non sembrano esserci speranze.
L’AUTRICE – Jolanda Di Virgilio lavora nella redazione de ilLibraio.it. È co-autrice, con Sara Canfailla, del romanzo d’esordio Non è questo che sognavo da bambina (Garzanti, in libreria a fine agosto 2021). Nel libro, in cui chat, mail e social entrano nella narrazione (del resto, la trama vede al centro la storia dello stage della protagonista, Ida, ed è ambientata in un’agenzia di comunicazione milanese), si racconta cosa significa diventare adulti oggi: le relazioni finite prima di cominciare, il senso di impotenza di fronte a un sistema lavorativo precario e ingiusto, la frustrazione di vivere in una città difficile, dove dicono che ci sia posto per tutti dimenticandosi di dire che, in quel posto, ci si sente molto soli.
Fonte: www.illibraio.it